Tokyo
21 Aprile 2021

Giappone.

Frammenti di un viaggio a Tokyo.

Nell’Ottobre del 2009 ero in Giappone, il tifone Ketsana passava senza fare troppi danni ed io andavo alla scoperta di Tokyo e della paradossale cultura giapponese dove le severe tradizioni si fondono con le più bizzarre tendenze e moderne innovazioni. Per quindici giorni mi lasciai frullare dalla città trovandomi dalla solenne asta dei tonni del tsukiji fish market agli infiniti store di materiale hard di ogni genere passando per le ipnotiche sale gioco di pachinko con un inquinamento acustico che in confronto un’acciaieria è una sala da Te. Il fascino del Giappone come dicevo sta nei paradossi, una società che produce al limite dell’assurdo anime e manga di ogni tipo si stupisce se vede (la mia) t-shirt con l’americanissimo mickey mouse stampato sopra, come se fosse una cosa dell’altro mondo o come i rockabilly del parco Yoyogi che storpiano lo stile americano creandone uno tutto loro con stempiature fatte con la lametta per accentuare un ciuffo alla Elvis, stivaletti “allungati” in punta da metri di nastro isolante per renderli più scenici ma soprattutto per non rovinarli nello strofinare pesantemente nel “loro” swing che ha lo stesso ritmo e movimento del teatro kabuki… l’impressione è che nonostante vivano di tecnologie che gli permettono di vedere cosa accade in ogni angolo del mondo, ricordo tra l’altro che nonostante la quasi assenza nel mondo di smartphone loro si erano già inventati un sistema di messaggistica istantanea funzionante con la connessione di rete del cellulare, noi avremmo viaggiato a SMS almeno per altri due anni… dicevo; che nonostante vivano nel futuro quello che arriva d’oltreoceano sembra sconosciuto, lontanissimo e carico fascino. Ma d’altronde come diceva la mia amica Allegra che a Tokyo ci viveva: «fondamentalmente sono isolani»